EMICRANIA E DEPRESSIONE

Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti

Sono depresso perché ho l’emicrania o ho l’emicrania perché sono depresso? Questa è la domanda che si pongono molti pazienti emicranici perché frequentemente le due patologie si accompagnano, ma è spesso difficile capire quale delle due sia la causa e quale l’effetto.
Certamente soffrire di entrambe le patologie non è una coincidenza: molti studi riportano una forte correlazione tra emicrania e depressione.
Breslau e Merikangas, con i loro studi mostrano che gli emicranici hanno un rischio da 2 a 4 volte più elevato di soffrire di depressione maggiore rispetto ai non emicranici.
Il neurologo statunitense Harold George Wolff, considerato il fondatore della moderna ricerca sulla cefalea, sostiene inoltre che tra le sensazioni che accompagnano il paziente dopo l’attacco di mal di testa (definite “postdromes”) c’è la depressione.
Da numerosi studi, in sintesi, emerge che emicrania e depressione hanno un rapporto bidirezionale: soffrire di emicrania aumenta il rischio di sviluppare depressione e soffrire di depressione aumenta il rischio di emicrania. Dunque la risposta alla domanda iniziale è: entrambi. La depressione favorisce l’emicrania e viceversa.
Inoltre chi soffre di depressione sembra rispondere meno ai trattamenti antiemicranici e inevitabilmente si arriva a una situazione di stallo, spesso caratterizzata da un iperuso di farmaci che a sua volta porta a cefalea da rimbalzo: un dolore cronico che si somma a un dolore cronico che si somma a un problema psicologico che favorisce il dolore cronico in un circolo vizioso davvero difficile da rompere.
Dunque, come accennato nel mio precedente articolo sul dolore psicologico nel dolore cronico, il punto è proprio come spezzare questo circolo vizioso.
Credo che il primo passo, per molti, sia affrontare il senso di colpa che è spesso fortemente collegato alla depressione e anche all’emicrania. “È colpa mia se sono depresso perché non riesco a reagire”, ”È colpa mia se ho l’emicrania perché sono depresso”.
Razionalmente noi emicranici sappiamo di non avere colpe, ma il nostro continuo lavorio mentale, il nostro eccessivo senso autocritico, ci porta a chiederci sempre cosa stiamo sbagliando. La risposta paradossale è che l’unico sbaglio che facciamo è chiederci troppo cosa sbagliamo.
Io stessa “invidio” un po’ chi dà sempre la colpa agli altri, alla sfortuna e a tutto ciò che è esterno da sé. Non credo di essere troppo azzardata ipotizzando che noi emicranici abbiamo un locus of control interno, ossia consideriamo esiti ed eventi come conseguenti alle nostre azioni. Questo atteggiamento mentale si rivela positivo per affrontare molte situazioni in quando implica una tendenza a prendere in mano la situazione e ad agire, d’altro canto può far sentire eccessivamente il peso di ciò che non possiamo controllare e che invece continuiamo a imputare a una nostra negligenza.
Questo fà sì che per un emicranico la stessa emicrania, e ancor più i disturbi dell’umore come la depressione, possano generare senso di colpa. C’è quella continua sensazione del “Mi sta sfuggendo qualcosa”, “Sto sbagliando qualcosa”, “Potrei fare qualcosa”.
“Dovrei reagire”, “Non sto facendo abbastanza”, e altri simili sono i pensieri più o meno consapevoli che si generano nella nostra mente.
Emicrania e depressione vanno a nozze con delle teste come le nostre, teste costantemente indaffarate a interrogarsi su tutto e a mettersi continuamente in discussione.
Inutile dire che dovremmo pensare di meno perché dire una cosa del genere a chi pensa troppo è, non solo inutile, ma anche controproducente. È come dire “Stai calmo” a chi si preoccupa: se dici di non pensare troppo a noi che pensiamo troppo, ti rispondiamo: “Grazie, non ci avevo pensato!”.
I pensieri non si azzerano, soprattutto quando si tenta di farlo volontariamente. Quello che si può fare è guidarli verso una direzione diversa, più consapevole e più amorevole verso noi stessi. Si possono educare i pensieri. Dovremmo essere più accudenti verso noi stessi. Se un figlio ci dicesse che sta male, ci verrebbe mai in mente di fargliene una colpa? Ecco, allora non dovremmo farlo neanche con noi. Possiamo imparare ad essere più comprensivi verso noi stessi.
Curiamo le nostre patologie seguendo le indicazioni degli specialisti e smettiamo di chiederci continuamente che colpa ne abbiamo noi.
Se siamo depressi sappiamo che non dipende dal nostro non reagire, ma è una condizione di per sé molto diffusa e ancor più tra gli emicranici. Affrontiamo l’emicrania e la depressione separatamente e anche insieme, come affronteremmo due altre patologie con meno implicazioni psicologiche ed emotive.
Non è sempre colpa nostra, plachiamo questa sorta di delirio di onnipotenza al negativo: non dipende sempre tutto da noi.
Lo so che non è facile, le cose importanti non sono mai facili. Non è facile cambiare atteggiamento mentale, un atteggiamento che abbiamo consolidato per anni, anche decenni. Non è facile, ma è possibile, così come è possibile affrontare la depressione, riconoscendola, dandole dignità di problema da affrontare e chiedendo aiuto. Sì, chiedendo aiuto, altra cosa difficile per noi che tendiamo sempre a fare tutto da soli. Chiedere aiuto non è sempre una resa, a volte è un atto di coraggio.

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