Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti
A parole siamo tutti concordi nel dire che non dobbiamo preoccuparci del giudizio degli altri, ma nella pratica questo è impossibile. È possibile non farci condizionare nelle nostre scelte e nei nostri comportamenti, il che non significa che non ci interessi l’apprezzamento degli altri. Questa è una distinzione importante.
ABBIAMO BISOGNO DEGLI ALTRI
È normale sentirci gratificati per un apprezzamento positivo, così come è normale che ci infastidisca un giudizio negativo. La nostra ricerca di accettazione da parte degli altri ha una spiegazione evoluzionistica: da sempre l’uomo ha bisogno del gruppo. Per quanto possiamo essere indipendenti e stare bene da soli, “nessun uomo è un’isola”, come scriveva John Donne. Viviamo in un contesto sociale in cui abbiamo bisogno della collaborazione di altre persone e di prevenire i problemi dovuti alle ostilità con esse. Dunque cercare il consenso degli altri non è di per sé patologico, anzi, è un atteggiamento responsabile, volto a tutelare noi e i nostri cari.
Il problema sorge quando questo condiziona in modo eccessivo i nostri comportamenti e le nostre scelte, quando per avere quell’apprezzamento rinunciamo a qualcosa per noi importante o ci mostriamo diversi da come siamo o evitiamo situazioni che possano farci sentire giudicati.
Il punto non è dunque temere o meno il giudizio degli altri, ma è trovare un equilibrio in cui la nostra necessità di accettazione e integrazione non vada a snaturare la nostra identità, a precluderci di seguire le nostre inclinazioni, ad avere una vita appagante.
QUANDO DIVENTA UN PROBLEMA
Quando la paura del giudizio degli altri è eccessiva e pervade ogni nostra azione, allora diventa un problema. Per la troppa paura del giudizio degli altri si può innescare un meccanismo per cui non riusciamo a parlare con le persone al di fuori della nostra cerchia ristretta, non riusciamo ad affrontare i cambiamenti, rinunciamo a cercare un lavoro, a viaggiare, a metterci in gioco, ci rinchiudiamo all’interno della nostra zona di comfort che rischia di diventare sempre più limitata e limitante. Il rischio è che anche le comuni situazioni di vita quotidiana diventino problematiche e difficili da affrontare.
CAUSE
Il timore del giudizio degli altri generalmente ha orignine già dall’infanzia e si sviluppa nell’adolescenza, quando perdiamo l’ingenuità che avevamo da bambini e iniziamo a osservare le reazioni degli altri ai nostri comportamenti, iniziamo a percepire le aspettative degli altri nei nostri confronti. In questo gioca un ruolo fondamentale il rapporto con i nostri genitori, con la famiglia e con le figure di riferimento. La paura di deludere le aspettative e di non essere all’altezza può portarci ad avere una bassa autostima, un eccessivo senso autocritico, una forte insicurezza.
RISPOSTE DISFUNZIONALI
Quando questa paura, con i disagi che comporta, non viene affrontata, si possono innescare, più o meno consapevolmente, una serie di risposte disfunzionali come l’evitamento di tutte le situazioni e persone che ci creano disagio (chiudendoci in noi stessi ed evitando i contatti sociali), il ricorso ad alcol e droghe, mentire in modo ricorrente su ciò che ci riguarda e ci crea imbarazzo, mostrarci diversi da come siamo.
Tutto questo può portare a sviluppare ansia sociale, senso di inadeguatezza, isolamento e senso di colpa.
STRATEGIE
In alternativa alle risposte disfunzionali si possono attuare delle strategie per affrontare e gestire la paura del giudizio degli altri. Una è quella di esporsi gradualmente alle situazioni temute e questo, a seconda di quanto ci sentiamo bloccati, può essere fatto da soli o con l’aiuto di uno psicologo.
Un altro importante aspetto su cui possiamo lavorare è la nostra autostima, rafforzando la quale è possibile acquisire una maggiore sicurezza con noi stessi e a contatto con le altre persone.
Inoltre possiamo lavorare sullo spostamento dell’attenzione da noi stessi verso l’esterno e acquisire consapevolezza che non sempre sono tutti intenti ad occuparsi di noi e a giudicarci, non siamo al centro del mondo e spesso temiamo o immaginiamo un giudizio che in realtà nessuno ha.
Un altro punto su cui focalizzarci è l’accettazione di non poter piacere a tutti e capire che il nostro giudizio di noi stessi è più importante di quello degli altri. Spesso siamo proprio noi i più severi giudici di noi stessi e qui ritorna il tema dell’autostima e del rispettare noi stessi: essere gentili con noi stessi come saremmo con una persona a cui vogliamo bene sembra banale ma è spesso difficile.
LA MIA ESPERIENZA
Indipendentemente dal motivo per il quale i miei pazienti si rivolgono inizialmente a me, prima o poi arriviamo a parlare del giudizio degli altri, proprio per quello che ho scritto all’inizio: è impossibile ignorarlo. In alcuni di loro crea dei forti condizionamenti impedendo di vivere serenamente aspetti importanti della loro vita. Su questo tema, come su ogni altro, non ritengo che ci sia un metodo universale e sarebbe riduttivo e inefficace adottare lo stesso metodo con tutti. Alcuni hanno bisogno di affrontare la situazione con l’assegnazione di compiti da eseguire durante la settimana e affrontare gradualmente le situazioni che li mettono in difficoltà, altri hanno bisogno di andare a scandagliare meglio il proprio vissuto, capire le cause, comprendere i meccanismi. In generale, c’è sempre un forte legame tra insicurezza e paura del giudizio degli altri, e in questo non dobbiamo dimenticare che spesso l’insicurezza è ben celata, possiamo trovarci di fronte a una persona estroversa, realizzata, disinvolta, ma che nasconde una forte insicurezza, magari solo in alcuni ambiti, legata a particolari temi.