L’INVIDIA È SEMPRE “CATTIVA”?

Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti

L’invidia è un sentimento disapprovato un po’ da tutti, è difficile da ammettere su noi stessi e facile da condannare sugli altri. Ma è sempre da condannare?

Riporto qui una frase che mi è stata rivolta da una mamma giorni fa e ditemi se vi sentite in cuor vostro di biasimarla:  Ultimamente, in seguito alle sofferenze di mia figlia, mi sono ritrovata ad essere quasi “gelosa” della vita spensierata e felice di chi mi circonda. Me ne vergogno molto, perché io non sono così e la malattia ha modificato anche il mio modo di essere. In particolare ho delle colleghe a cui la vita sembra sorridere, in particolare una. (…) Nonostante sappia la mia tristezza, tutti i giorni continua a sbandierarmi tutti i suoi successi. Cerco di evitarla, ma poi mi chiedo perché è capitato proprio a noi. (…), la invidio e mi sento male a provare questo sentimento che è orrendo a mio avviso”.

Come biasimarla? È una persona che soffre per la malattia della figlia e ammette di provare invidia per chi non ha lo stesso problema e non mostra alcuna comprensione per lei.
L’invidia in sé è il sentimento che si prova verso qualcuno che ha un bene o una condizione che non si possiede. È in generale uno dei sentimenti socialmente meno accettati e per questo difficile da ammettere, ma non per questo poco diffuso, anzi.
Ma l’invidia è sempre “cattiva”?
Ritengo che vi siano anche accezioni positive dell’invidia, la cosiddetta “invidia buona”, che parte sempre dal desiderio di una condizione altrui che non si possiede, ma anziché sfociare in comportamenti negativi, può portare la persona ad automigliorarsi.

Io credo che il sentimento di base dell’invidia sia umano e comprensibile, e credo anche che ammetterlo sia un grande atto di coraggio e di consapevolezza.
Qualsiasi stato d’animo può essere affrontato solo dopo averlo ammesso, innanzitutto con noi stessi. È questo il primo indispensabile passo per poi affrontarlo in modo più funzionale.

Quello che possiamo fare è far sì che il sentimento di invidia si trasformi in combattività, azione, miglioramento. “Vorrei essere nella tua condizione e quindi faccio del mio meglio”. Ovviamente ci sono aspetti della nostra vita su cui non possiamo fare più di tanto, ci sono miglioramenti che vanno oltre i nostri limiti, come quelli legati alla malattia. Anche in quel caso però possiamo cercare di rimanere centrati su ciò che possiamo fare noi, anziché spostare l’attenzione sugli altri. La felicità, o la soddisfazione, non è una torta da spartire: la felicità altrui non toglie nulla alla nostra.

Nel caso citato c’è anche un altro fattore importante che è quello della mancanza di empatia da parte della collega. L’invidia per ciò che non abbiamo e la mancanza di empatia da parte dell’altro sono difficili da accettare ed è umano provare un sentimento di rabbia. Purtroppo gli altri non sempre sono in grado di comprendere la nostra situazione: molte persone sono completamente immerse nel proprio piccolo mondo e non sono in grado di guardare oltre, non sono in grado, o non hanno voglia, di mettersi nei panni dell’altro. È normale che questo ci disturbi, ma non possiamo pensare che abbiano tutti la nostra sensibilità nel comprendere e nel comportarsi. Quello che possiamo fare è rimanere centrati sulle nostre priorità e dare al comportamento degli altri il peso che merita.

E ricordiamoci che possiamo invidiare quella persona per un particolare aspetto della sua vita, ma pensandoci bene probabilmente non la invidiamo come persona e non scambieremmo la nostra vita, i nostri affetti e il nostro cuore con i suoi.

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