Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti
Sono una psicologa emicranica cronica.
Dall’emicrania non si guarisce, al massimo si gestisce.
Ci sono tantissime persone che soffrono di emicrania o cefalea, una malattia invisibile, che spesso viene incompresa, minimizzata, derisa.
Chiunque può usare un mal di testa come scusa, e allora dove è scritto che quel mal di testa tu ce l’abbia veramente? Dov’è la prova che quel dolore per te sia frequente o, come nel mio caso, continuo? Dov’è scritto che a volte è così forte che pensi di impazzire? Dov’è scritto che magari un minuto prima sei intento a prepararti per un impegno a cui tieni molto e il minuto dopo hai la testa che ti scoppia e non riesci neanche a tenere gli occhi aperti?
Non è scritto da nessuna parte, non hai una ferita o un’ingessatura o uno sfogo della pelle che tutti possano vedere e dire: “Ha l’emicrania!”.
Molte persone che soffrono di emicrania perdono il lavoro. Io stessa, molti anni fa, ho lasciato il mio lavoro dopo faticosi tentativi di avere mansioni che mi potessero permettere di gestire la mia malattia.
Molte persone perdono il lavoro per le troppe assenze, altre il lavoro lo mantengono ma vengono reputate inaffidabili, spesso si dubita che si approfittino di questa malattia invisibile e che la utilizzino come scusa a loro piacimento.
Molte persone non fanno più vita sociale: ritrovarsi ad annullare impegni all’ultimo momento è frustrante e crea incomprensioni. Dover rinunciare a luoghi e situazioni troppo rumorose o stancanti o stressanti è limitante, spesso ingestibile, e allora qualcuno reagisce isolandosi.
Molte persone rinunciano ad avere figli o a seguire i propri figli come vorrebbero perché gli risulta impossibile.
No, non sto esagerando. Avere una malattia cronica non vuol dire avere un mal di testa ogni tanto, prendere un Moment e dopo poco tornare a fare quello che si stava facendo. Avere una malattia cronica significa tutto quello che ho scritto sopra e molto altro, e purtroppo ci sono tante persone che ne soffrono.
Mi confronto spesso con queste persone perché avendo io questa patologia ed essendo una psicologa, mi capita di confrontarmi sia per motivi personali che professionali.
Ci sono mamme che non riescono a prendersi cura del proprio figlio come vorrebbero o che abusano dei farmaci perché non potrebbero convivere con un bambino che piange se non ricorressero continuamente a medicinali che bloccano o quantomeno riducono il dolore.
Se soffri di emicrania cronica non puoi essere la mamma che vorresti essere. Non puoi fare il lavoro che vorresti fare e per il quale magari ti sei impegnato tanto. Spesso devi rinunciare agli eventi più importanti o a viaggiare o ad andare ai concerti o a tenere un cane perché sentirlo abbaiare ti fa esplodere la testa.
Questo e molto altro affrontano tante persone ogni giorno, il tutto nell’incomprensione delle persone che le circondano. Spesso si sentono dire: “Ma ancora non hai risolto?”, “Ma dai, fai uno sforzo e vieni alla festa, vedrai che distraendoti ti passa”, “Prendi un analgesico”, “Ci dai sempre buca!”, “Però non puoi annullare all’ultimo momento”, “Però così ti isoli”.
Spesso, non sempre. Ci sono anche persone che capiscono cosa stai passando e allora le vedi soffrire per te, le vedi rinunciare agli impegni per stare con te, e anche quello fa male.
Ci sono anche persone che non hanno nessuno, si ritrovano sole a lottare ogni giorno, si chiudono ancora di più in se stesse perché si sentono non solo malate ma anche incomprese.
Vorrei che qualcuno che sta vivendo tutto questo, leggendo queste parole, si sentisse almeno per un attimo un po’ meno solo perché ci sono altre persone che stanno vivendo tutto questo e che possono comprendere. Comprendere il dolore fisico, ma anche tutto ciò che comporta a livello psicologico, lavorativo, sociale, relazionale, sentimentale.
L’unica strada da percorrere è quella di fare tutto ciò che può aiutarti a gestire questa malattia, evitare senza vergogna ciò che non riesci a fare, sforzarti di fare quello che puoi, tenerti strette le persone che ti comprendono e ignorare chi non ti capisce. E soprattutto non smettere mai di chiedere aiuto: agli specialisti, alle associazioni, ai familiari e a chiunque possa sostenerti in qualche modo. Se hai bisogno di sfogarti, sfogati, parlane, non temere di essere pesante o noioso. Se invece non vuoi parlarne perché preferisci pensare ad altro, sentiti in diritto di non dare troppe spiegazioni. Fai tutto ciò che possa tutelarti, aiutarti, confortarti, e fallo senza giudicarti, non hai bisogno di altri inutili giudizi, hai bisogno di sostegno e comprensione.
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