VITA DA EMICRANICI

Articolo della dott.ssa Ginevra R. Cardinaletti

L’emicrania non è un semplice mal di testa. Rileggiamo questa prima frase e ripetiamola in loop, perché questa è la parte più difficile da capire per chi, fortunatamente, non ne soffre.
L’emicrania è una malattia neurologica invalidante.

Come vive un emicranico? Male. Tutto ciò che per un’altra persona può essere semplice, per un emicranico può diventare difficile.
Per l’emicranico può essere un problema il caldo, il vento, gli sbalzi di temperatura, l’aria condizionata, i profumi, la luce, i rumori, la musica, la stanchezza, gli sforzi, lo stress, le emozioni, lo spavento, gli sbalzi ormonali, il ciclo mestruale, il preciclo, la premenopausa, la menopausa, dormire troppo, dormire poco, dormire male, mangiare troppo, mangiare poco, digiunare, saltare o ritardare i pasti, bere alcolici, mangiare alcuni alimenti, fumare, il fumo passivo, andare dal parrucchiere, prendere l’aereo, stare al computer, stare sdraiati… vi state annoiando? Ecco, questo e molto altro è ciò a cui deve stare attento quotidianamente un emicranico. Ma attenzione, magari a uno dà fastidio il caldo e a un’altro no, oppure non gli hanno mai dato fastidio i profumi e improvvisamente sì. È tutto estremamente variabile e spesso imprevedibile.

L’emicranico vive continuamente in allerta, ma attenzione di nuovo, l’emicranico non deve stare in allerta, no, l’emicranico deve stare tranquillo e rilassato perché la tensione fa venire l’emicrania. Quindi caro emicranico, mi raccomando, stai attento a tutto però lasciati andare. A me questo fa sorridere perché sarebbe davvero comico se non fosse tragico.
E allora come fare? Credo che l’unica via percorribile sia quella di trovare il proprio equilibrio, il proprio personalissimo, delicato, precario, sensibile e variabile equilibrio.
E allora io in alcune profumerie non ci entro perché il profumo mi scatena l’attacco di emicrania, e quando vado a fare le mie camminate in estate scelto le ore meno calde e indosso comunque un cappello, se vado al mare in spiaggia sto sotto l’ombrellone, se vado a cena con gli amici non bevo vino e mi sorbisco le battute tipo “Che tristezza!” e i magnifici consigli “Ma dai, bevi che ti fa bene!”. Cerco di fare attività fisica, ma magari scelgo la camminata anziché il sollevamento pesi visto che a volte anche sollevare una cassa d’acqua mi scatena l’emicrania.
E per la tensione emotiva? Faccio quello che posso: qualche esercizio di respirazione, meditazioni, tecniche di rilassamento muscolare, dipingo, mi dedico a qualche piccola frivolezza come il beauty care o lo smalto per le unghie. Mi creo dei momenti in cui lascio tutto fuori, mi metto dentro la mia “bolla” in cui la cosa più importante è decidere quale maschera per il viso usare.
E per il resto, accetto che la mia vita sia così, una vita in cui devo stare attenta a tante cose, ma in cui posso farne tante altre, una vita in cui in alcuni periodi posso fare quasi tutto, in altri poco, in altri quasi niente, in altri ancora riesco a fare cose grandiose nonostante tutto.

Convivere con l’emicrania vuol dire dover rinunciare a molto e avere la consapevolezza di non poter prevedere sempre a cosa dovrai rinunciare. E allora anche qui bisogna trovare un equilibrio perché la tentazione a volte sarebbe quella di rinunciare a tutto a prescindere. Ci si stanca di dover annullare impegni, è frustrante non poter rispettare i programmi, rende “inaffidabili” con se stessi e con gli altri. Ma non è giusto rinunciare, è importante, soprattutto per noi stessi, continuare a fare tutto il possibile per lavorare, per coltivare le passioni, per fare vita sociale. A un certo punto serve anche un po’ di “faccia tosta” nell’affrontare gli altri e noi stessi, nel fermarci quando non possiamo farne a meno, spiegando il motivo ma non facendocene un cruccio se non viene compreso.

La frase che ho sentito pronunciare più spesso da chi soffre di emicrania è “Questa non è vita”. Comprendo bene cosa c’è dietro quella frase, c’è tutta la sofferenza di una costante lotta contro il dolore, ma mi sento di dire che è vita anche questa, faticosa ma pur sempre vita. E alla fine questa imprevedibilità dell’emicrania ci dona anche speranza perché oltre a tante persone letteralmente disperate per questa patologia, ce ne sono altre che improvvisamente, inaspettatamente, a volte inspiegabilmente, hanno avuto un miglioramento, e allora noi in quel possibile improvviso miglioramento non smettiamo di sperare.